Archivi della memoria svelati da Regina Landi
Contenitori per piccoli oggetti quotidiani e souvenir, rinchiusi per lungo tempo
nei bauli in soffitta, assurgono in luogo di significative figure casualmente
accostate, in inventari preziosi che accolgono le memo-rie dell'infanzia e la
sua persistenza nella vita adulta. Dunque, l'infanzia non si rottama mai, ne si
archivia semplicemente, perché essa si proietta su tutta la nostra vita di
adulti, sottilmente e magicamente, attraverso piccoli oggetti che ci raccontano
della prima età scolare con le sue matite colorate e i suoi abbecedari.
Regina Landi svela la favola dell'infanzia eterna e promuove la
spensieratezza del gioco come condizione indispensabile visiva e relazionale
della vita- Nei suoi «Archivi», colmi di sentimento romantico e dolce nostalgia
di un passato non ancora dimenticato, lo sguardo si muove tra realtà e
stupore, una duplice tensione che scopre lentamente che le regole del gioco
combinatorio del linguaggio artistico, percettivo ed affettivo, potrebbero
essere applicate anche al presente più concreto, determinare un nuovo
atteggiamento leggero e spensierato verso l'invasività della mercé e delle
immagini ad essa correlate che ci inondano. LA SFIDA, promossa dall'artista,
si scopre da subito grazie alle suggestioni favolistiche e ai significati simbolici
dentro una fitta rete di riferimenti alla tradizione pittorica, riproponendoci, per
esempio, il surrealismo magrittiano.
Le sue opere, dunque, possono apparire come garbati esercizi di stile, ma in
realtà esse sanno cambiare qualità e luogo alle piccole cose della vita
quotidiana, costruire un universo di suggestioni ironiche e cromatiche che
acclamano la vitalità dell'esistenza e la gioia del vivere. Al fruitore non resta
che interrogarsi sulla propria percezione visiva nell'era della repentina
scomparsa di oggetti, abitudini e affettività, ed accettare la sfida
dell'archiviazione del proprio sé. Archivi o impalcature de «il gran Teatro del
Mondo», nel quale l'adulto si inventa la vita e ritrova, immancabilmente, la
tenerezza di una bambina che esplora la soffitta e le teche dell'infanzia di
tutti.
Giampietro Guiotto
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